lunedì 27 aprile 2009

FACE TO FACE

Si chiama Seegugio e, come tutti gli animali dall'intuito sopraffino, cerca e trova. Anche ciò che magari è lecito cercare ma sarebbe meglio non trovare. Come le foto di perfetti sconosciuti. "Seegugio", infatti, è una nuova applicazione di quell'inferno mediatico che è Facebook. Basta un clic per sbirciare nella vita fotografica di ex amanti, ex colleghi, ex mariti, ex vicini e nemici cronici senza necessariamente esserne amici (nel senso facebookiano del termine, s'intende). Ma se nel bel mezzo di una ricerca davvero speciale qualcuno venisse assalito dai sensi di colpa, farebbe bene a leggersi la nota che i creatori di Seegugio hanno scritto riguardo alla privacy. L'applicazione è perfettamente in linea con lo spirito di Facebook: è stato approvato dai capocci del social network e, soprattutto, la sua ricerca viene effettuata attraverso complessi algoritmi sugli album fotografici "pubblici" e non su quelli "privati". Insomma, se le vostre foto non possono essere viste da "amici di amici" allora i vostri ricordi potrebbero continuare ad essere custoditi senza problemi per il resto dell'era digitale nel forziere bucherellato delle faccedalibro. Altrimenti preparatevi a infinite incursioni nei fattacci vostri di milioni di satelliti spia. Si salvi chi può.

venerdì 17 aprile 2009

L'IMPOSSIBILE PARALLELO

Ventidue morti. Molti sono donne e bambini. I testimoni parlano di gente costretta a scavare con le mani tra le macerie, in mezzo ai calcinacci, alle travi. La polvere sembra aver inghiottito tutto. Decine di case e di vite sventrate nel cuore della notte da due scosse ad appena sessanta minuti di distanza l'una dall'altra. Sembra un film già visto, ma in realtà non lo è. Questa volta il terremoto (5.5 e 5.1 della scala Richter) ha colpito la provincia orientale di Nangarhar, fra Kabul e Jalalabad, in Afghanistan a qualche migliaia di chilometri dall'Italia, dall'Abruzzo, dall'Aquila. Eppure i risultati - stando a quanto raccolto fin'ora - sembra essere incredibilmente simile. Verrebbe da dire Onna come Batawul. Eppure c'è qualcosa che non quadra. Qualcosa che non torna.
Domenica 6 aprile alle 3.33, secondo le rilevazioni dell'Ingv, una scossa di 5,8 della scala Richter ha raso al suolo il centro storico dell'Aquila, molti paesi limitrofi, cancellato la vita di 294 persone. Oggi in Afghanistan, in villaggi fatiscenti, dove le case non hanno travi e cemento armato, dove lì forse per davvero i granellini di sabbia fanno da fondamenta, i danni sembrano essere 10 volte minori. Strano ma vero. Tremendamente vero.