venerdì 31 dicembre 2010

HAPPY NEW FEAR

Dieci lunghissimi anni fa, alla mezzanotte di quello che fu l'anno duemilauno, un anonimo lettore del "primo" Penzochehaicapito lasciò ai posteri questo messaggio. Lo ripropongo adesso, una decade dopo, perchè per molti - ma non per tutti - potrebbe essere ancora attuale.

"Vorrei tanto riuscire a capire se il fatto che tutti questi anni non siano serviti a cambiare niente di sostanziale qui intorno sia una sconfitta di fatto o più semplicemente il riconoscimento di una speciale incapacità mia verso gli altri, verso questi anni.
Non credo che sia poi tanto tortuoso riuscire a trovare una via d'uscita a questo interrogativo, ma ciò non vuol dire che sia meno doloroso farlo. Insomma SCONFITTO o in cerca di un PATTEGGIAMENTO?
Ormai non faccio caso, o almeno cerco di non farlo consapevolmente, alle mille occasioni che mi lascio alle spalle e ai vasi vuoti che innalzo come se fossero trofei. Questa è una storia già vissuta che non si racconta.
Che non cambierà allo scoccare di una fottuta mezzanotte, quando anche gli ORCHI avvertono brividi e tremori. E forse anche noi, come loro, dentro speriamo che possano essere finalmente gli ultimi.
Buon anno."

mercoledì 1 dicembre 2010

IL CURIOSO CASO DEGLI ELENCHI DI FAZIO


C
i fosse stata una quinta puntata magari sarebbe stato l'ospite d'onore, quello di punta. Magari sarebbe stato accolto con un grazie, o semplicemente gli avrebbero fatto leggere la sua di lista, anche se un po' lunga. Tipo quella delle cose che lo entusiasmavano da piccolo (a pagina 37):
"- l'acqua
- le automobili
- i palloni
- i telefoni
- gli animali più grandi di me
- i pesci
- gli specchi
- le lenzuola con gli angoli tirati
- incrociare le dita quando si fanno le promesse
- le cose che si muovevano più veloce di altre
- il Lego
- le cose che faceva papà".
Oppure quella delle persone che ammirava di più (pagina 44) o quella delle cose che apprezzava da sempre (pag 101).
Altro che Maroni, comitato pro-vita e politici nostrani. L'unico diritto di replica a "Vieni via con me" (la fortunatissima, brillantissima, seguitissima, originalissima e stupendissima trasmissione di Fabio Fazio e Roberto Saviano appena conclusa su RaiTre) forse doveva essere concesso al signor Erlend Loe, da Trodheim, Norvegia.
Scrittore, traduttore e sceneggiatore, oggi quarantenne, che nel 1996 sbancò la Scandinavia con il suo Naiv.Super, storia di un ragazzo che dopo una partita persa a croquet piomba in una crisi post-adolescenziale che gli fa mollare in un sol colpo studi, lavoro e beni materiali, per rifuguarsi a casa del fratello (in viaggio verso l'Africa). Qui, barricato in una eterna solitudine rotta solo dai colloqui telefonici con due suoi amici (uno buono, l'altro cattivo) passa le proprie giornate a fare liste di tutto che gli passa per la testa: da ciò che lo rende felice a quello che odia. Dagli animali più divertenti, alle fobie che lo assalgono. A quello che pensano di lui gli altri a quello che pensa lui degli altri. Una serie infinita di parole divise da un accapo e precedute da un trattino. Insomma una lista lunga quasi duecentotrentasette pagine, tante quante quelle del libro.
Un po' come succedeva proprio nella trasmissione campione di ascolti del lunedì sera di RaiTre e che ha portato alla ribalta proprio la decantazione pubblico-privata degli elenchi. Davanti alle telecamere le hanno lette in tanti, qualcuno dice anche in troppi, ma di Loe non c'era traccia. Magari lo chiameranno nella prossima stagione. Eh, magari.

domenica 24 ottobre 2010

INSULTI RAZZISTI TRA 15ENNI E L'ARBITRO SOSPENDE LA PARTITA

Botte, insulti a sfondo razzista e partita sospesa. E’ fini ta al 44esimo del primo tempo la partita tra gli allievi del Corlo e quelli della polisportiva “Gino Pini”, giocata ieri alle 16. L’arbitro a un minuto dall’inter vallo ha interrotto la partita dopo una furiosa lite tra due giocatori, entrambi 15enni. A far scoppiare la scazzottata una frase a sfondo razzista con la quale il giocatore della squadra modenese avrebbe apostrofato il “collega” del Corlo. A quel punto l’arbitro, dopo aver espulso i due giovani giocatori, ha deciso di interrompere la partita nel rispetto delle nuove regole imposte dalla Federazione.
Eppure la gara tra le due squadre fino a quel momento sembrava scorrere senza particolari problemi, con gli ospiti della “Gino Pini” che dopo nemmeno 40 minuti erano già in vantaggio di due gol. Subito dopo la terza rete, arrivata a un minuto da ll’intervallo, è scoppiato il caos. Mentre i ragazzi modenesi tornavano a metà campo, uno di loro avrebbe rivolto a un avversario di colore un insulto a sfondo razzista. Parole che hanno di fatto innescato la violenza, con il giocatore del Corlo che si è scagliato contro quello della “Gino Pini”.
«Quando abbiamo visto quello che stava succedendo ci siamo precipitati in campo a dividere i due ragazzi - spiega l’allenatore degli allievi della polisportiva Gino Pini, Daniele Fantoni - Subito dopo è intervenuto l’arbitro che prima ha espulso i due giocatori e poi ha deciso la sospendere la partita». Una decisione presa, ha detto il direttore di gara ai dirigenti delle due squadre, per rispettare i nuovi dettami della Federazione che prevedono - nei campionati giovanili - l’interruzione della partita al primo accenno di rissa in campo.
«Quando gli ho chiesto spiegazioni sull’espulsione del mio ragazzo, visto che era stato lui a subire l’aggressione, - dice ancora l’allenatore - l’arbitro mi ha detto di aver sentito un insulto rivolto al ragazzo di colore». A quel punto dirigenti e allenatori dopo aver riportato la calma in campo sono tornati negli spogliatoi.
«A nome della mia società mi sono scusato con il ragazzo di colore per quanto accaduto anche se non so che tipo di frase gli è stata rivolta - conclude Fantoni - Queste cose non dovrebbero mai succedere. L’arbitro poteva intervenire dopo aver sentito quell’offesa così da evitare che i ragazzi venissero alle mani». In serata i genitori del giocatore della Gino Pini hanno presentato denuncia contro l’altro 15enne.

Massimiliano Papasso
L'Informazione di Modena del 24-10-2010

martedì 5 ottobre 2010

SCENE DA UN MATRIMONIO. ALL'ITALIANA


C
i hanno rubato anche questo. Dobbiamo ribellarci. Bisogna dire stop all'invasione dei nuovi barbari. Dopo il lavoro, le donne e il traffico di droga, adesso 'sti stranieri vogliono accaparrarsi anche il diritto di progettare, architettare e combinare matrimoni tra figli, cugini, parenti o perfetti sconosciuti. E' una vergogna!
Quella che era una volta era una peculiarità del nostro "popolo" (soprattutto delle gloriose genti del Sud, dalla Sicilia alla Campania), con l'invasione di extracomunitari, clandestini e musulmani, le nozze forzate tra italiani rischiano di scomparire per sempre.
Prendete questo signore pakistano di Novi, pianura modense. Ha ucciso la moglie con sei colpi di pietra in testa perché si opponeva al matrimonio già scritto della figlia. Una indecenza. Con quale diritto queste persone vengono a predicare a casa nostra? E' ora di dire basta, di ribellarsi, di passare all'azione.
Per fortuna che pochi passi più in là, a Carpi, qualche settimana fa un italianissimo italiano ha soffocato padre e madre (gens italica anche loro) prima di farne due sacchi e gettarli nelle acque (padane) del lago di Garda. Pare l'abbia fatto perchè era stanco di accudirli, di badare a quella mamma e a quel papà vecchi, stanchi e ammalati.
Per fortuna ci ha pensato lui, un italianissmo italiano a mettere un po' di ordine in questa Babele. A farci capire come stanno veramente le cose. Qui da noi, a casa nostra.

ps. Video tratto dal film "Berlinguer ti voglio bene" (1977), diretto da Giuseppe Bertolucci

mercoledì 22 settembre 2010

STRANGOLA I GENITORI E LI GETTA NEL LAGO DI GARDA

Prima li ha strangolati in garage utilizzando una corda molto spessa. Poi li ha legati
mani e piedi e caricati sulla sua Volvo familiare con la quale ha raggiunto, 170 km
più tardi, Peschiera del Garda. Qui li ha gettati nelle acque torbide del canale di Mezzo sperando che la corrente trascinasse via i corpi dei suoi due genitori.
E’ accusato di duplice omicidio aggravato Daniele Bellarosa, 46 anni, che ieri mattina ha confessato di aver ucciso il padre Enzo, 79 anni, la madre 72enne Francesca Benetti (originaria di Novellara), e successivamente di averne occultato i cadaveri gettandoli in un canale nei pressi del lago di Garda, in provincia di Verona. L’uomo - interrogato dal sostituto procuratore di Modena Angela Sighicelli - ha ammesso le proprie responsabilità, spiegando agli inquirenti di aver agito in un momento di forte stress dovuto principalmente alle condizioni di salute dei genitori. Alla fine dell’interrogatorio, alla quale era presente il suo avvocato Henrich Stove, l’uomo è stato fermato e trasportato nel carcere di Sant’Anna, non prima di aver guidato i carabinieri del Ris di Parma nel garage e nell’appartamento al quarto piano di via Ragazzi del ‘99 che l’uomo divideva con i suoi genitori, e dove molto probabilmente nella notte tra giovedì e venerdì scorso si è consumata la terribile tragedia.
Secondo una prima ricostruzion dei carabinieri di Modena e Verona, Daniele Bellarosa, dipendente di una ditta di serramenti e porte di San Martino in Rio, con uno stratagemma giovedì sera avrebbe attirato nei garage del la palazzina il padre Enzo e la madre Francesca. Qui li avrebbe strangolati utilizzando una corda molto spessa. Una volta uccisi, li ha legati mani e piedi e avvolti entrambi in un cartone prima di caricarli in auto e dirigersi verso il Lago di Garda. Un corso d’acqua, quello del Canale di Mezzo a Peschiera, che evidentemente il 46enne conosceva molto bene e che sperava non riportasse mai più a galla i cadaveri dei suoi due genitori. E invece due giorni dopo, e a distanza di 12 ore l’una dall’altra, i corpi senza vita dei due anziani sono ricomparsi facendo così scattare l’allarme.
Entrambi i cadaveri avevano la testa avvolta in un sacchetto di cellophane. La donna, custodiva due rotoli di banconote (uno da 120 euro l’a l t ro da 80) nascosti dal reggiseno. Al suo interno c’era anche uno scontrino che faceva riferimento all’acquisto di alcuni medicinali avvenuto qualche tempo prima in una farmacia di Carpi. Proprio questo particolare, assieme all’e t i ch e t t a della maglia indossata dalla donna, ha portato gli inquirenti ad identificare nei coniugi Bellarosa i due cadaveri del lago, e successivamente ad indir izzare verso uno dei due figli - Daniele, 46 anni - i maggiori sospetti. L’uomo, agli inquirenti che per molte ore lo hanno interrogato nelle stanze della caserma dei carabinieri di via Sigonio a Carpi, ha detto di aver agito in preda ad un raptus, esasperato dai rapporti molto tesi tra lui e i genitori.
Rapporti che si erano ulteriormente deteriorati da quando da un paio d’anni il 46enne assumeva farmaci per curare una forte depressione. D’altronde i litigi e le discussioni in casa Bellarosa pare fossero molto frequenti e di certo le condizioni di s a l u t e d e i due coniugi (sempre più p ro ble m a t iche) non avevano contribuito a rasserenare il clima familiare. Un raptus omicida dovuto quindi a rapporti molto tesi ma ma non è escluso che ad armare la mano del 46enne ci siano stati anche motivi economici sui quali gli inquirenti cercheranno di fare luce nelle prossime ore.

di Massimiliano Papasso
L'Informazione di Modena del 22/09/2010

martedì 20 luglio 2010

CAMERA CON VISTA MACBOOK



N.B. Video di UNTHOUGHT KNOWN (Pearl Jam) girato con un MacBook
il 30 giugno 2010 Wulheide Arena
Berlino: clicca qui

venerdì 2 luglio 2010

ANOTHER BRICK IN THE WALL

Era lungo 160 km, adesso per vederlo bastano 160 secondi. C'è qualcosa che sfugge al turista che sbarca a Berlino alla ricerca, forse un po' voyeuristica, di quel muro che per quasi trent'anni ha spaccato in due la città come una mela: è la ragione per la quale i berlinesi hanno deciso di disintegrare in tutta fretta quella distesa di cemento armato.
Da altre parti siamo abituati a conservare la memoria, a preservare i simboli, a custodire quello che è stato perché solo così è possibile conoscere e capire quello che sarà. Sulle rive della Sprea però questa regola sembra non valere. Del muro, a vent'anni (o poco più) dalla caduta, rimane davvero poco, soprattutto in centro. Qualche frammento in vendita nei negozi, un paio di fotografie con il faccione di Reagan che ne chiedeva l'abbattimento, quattro o cinque monoliti in piazza che sembrano solo far da sfondo all'imponente e ingrombante pubblicità dell'Ipad.
Rimozione forzata dopo lo smantellamento sognato? Forse. O forse no.
Una volta qualcuno disse che in fondo "siamo tutti berlinesi". Ma nessuno ha mai vissuto circondato da 160 km di cemento e filo spinato.

sabato 29 maggio 2010

NON E' (NEMMENO) UN PAESE PER VECCHI

Delle volte capita di ritornare. E magari di ritrovare, tra vecchie foto nascoste in soffitta, un'immagine in bianco e nero che racconta di un paese spettrale, polveroso, dove nulla c'era e niente ci sarà.
Una fotografia di mezzo secolo fa (o forse più) perfetta per raccontare con assordante lucidità quello che accade adesso, a settant'anni di distanza.
Finestre chiuse, case abbandonate, porte sbarrate. E poi quello spazio d'erba che adesso non c'è più, dove rotolavano bimbi, speranze e palloni. Al suo posto cemento a quattro piani e, in fondo, l'ennesima pasticceria. Come se poi ci fosse ancora qualcosa, anche solo da festeggiare.

Nella foto una veduta di corso Laura Serra - Lauropoli (Cs) - fine anni '40

giovedì 8 aprile 2010

BATTUTA SU FACEBOOK SUI PRETI PEDOFILI: ASSESSORE DI CARPI RIMOSSA DAGLI INCARICHI

Estromessa dalla giunta dopo una battuta su Facebook sui preti pedofili. Succede a Carpi, popoloso e ricco comune del modenese, amministrato dal centrosinistra (a larga maggioranza Pd), e all’ormai ex assessore alle Politiche sociali Miria Ronchetti, alla quale martedì scorso il sindaco ha revocato tutte le deleghe. Una decisione arrivata alla fine di un tam tam mediatico e politico scatenato dalla comparsa sul social network di una frase scritta dalla stessa Ronchetti che effettuava un pericoloso parallelo tra aborto, clero e il tema scottante della pedofilia: “Mi viene un pensiero molto cattivo – aveva postato giovedì 1 aprile l’assessore sulla propria bacheca – Non è che i preti non vogliono l’aborto perché vogliono a loro disposizione tanti bambini?”.

Battuta che non è passata inosservata, tanto che dopo poche ore la notizia dell’infelice uscita era arrivata direttamente sul tavolo di sindaco, opposizione e componenti cattolici della sua stessa giunta. A nulla, infatti, era servito il tentativo da parte dell’avvocato 57enne –eletta in una lista civica ma vicina all’area Pd – di effettuare un primo dietro front e cancellare la frase incriminata dal proprio profilo: blog e altri utenti Facebook avevano già fatto in tempo a ‘immortalare’ la battuta, facendola poi rimbalzare in rete.

A quel punto, incalzata dal Pdl che ne chiedeva le dimissioni e dal silenzio imbarazzato della Curia, all’assessore non è rimasto che rimettere il proprio incarico nelle mani del sindaco Enrico Campedelli e aspettare che la bufera passasse. Non prima però di aver chiesto scusa per l’accaduto. “Sono rammaricata per quanto apparso sulla mia pagina di Facebook – aveva fatto sapere dopo un primo faccia a faccia in Comune con il primo cittadino - Intendo chiarire che si è trattato di una spiacevole e infelice battuta dovuta al clima di tensione che si respira in questi giorni”. Parole che non sono bastate a salvarle la poltrona. Martedì, dopo tre giorni di riflessione, il sindaco le ha revocato tutte le deleghe. “Quanto avvenuto ha fatto venire meno il rapporto fiduciario tra di noi – ha spiegato il primo cittadino in un comunicato – Chi ricopre cariche istituzionali, a qualsiasi livello, non credo possa permettersi dichiarazioni del genere”. Una estromissione ‘benedetta’ dal vescovo Elio Tinti e da tutte le forze politiche, sia di maggioranza che di opposizione.

A quel punto alla Ronchetti – che sempre su Facebook si definiva ‘serenamente atea’ e ‘disperatamente di sinistra’ – non è rimasto che andarsene al mare, non prima di aver incassato la solidarietà di amici e conoscenti, e scoccato una freccia avvelenata ai suoi ex alleati di governo. “Il sindaco mi ha revocato la fiducia e ritirato le deleghe – scriveva martedì alle 19.29 sul proprio profilo – Peccato, speravo di aver fatto un buon lavoro ma qualcuno mi dice che il partito per il quale mi sono data da fare non mi può perdonare”.

di Massimiliano Papasso

pubblicato su Repubblica.it

sabato 3 aprile 2010

SCRIVE FRASE SU PRETI E PEDOFILIA SU FACEBOOK, ASSESSORE SI DIMETTE

Nella sua pagina su Facebook si definiva 'serenamente atea'. Una serenità, d'animo e di spirito, che evidentemente deve aver smarrito giovedì sera quando ha scritto sulla propria bacheca una frase shock sui preti e pedofilia che le è costata il posto in giunta.
Bufera su Miria Ronchetti, assessore alle Politiche Sociali del Comune di Carpi che ieri pomeriggio, al termine di un giornata di fuoco, ha rimesso ipropri incarichi nelle mani del sindaco Enrico Campedelli. Tutta colpa diuna 'battuta' che l'ormai ex assessore ha scritto giovedì sera nella sua pagina personale del famoso social network. In realtà più che una battuta, la parole della Ronchetti effettuavano un pericoloso parallelismo tra il tema scottante della pedofilia e quello, altrettanto importante per la Chiesa, dell'aborto. Il tutto in piena Quaresima, alla vigilia del Venerdì Santo.

«Mi viene un pensiero molto cattivo - ha 'postato' la Ronchetti sul proprio profilo - Non è che i preti non vogliono l'aborto perchè vogliono tanti bimbi a loro disposizione?». I primi ad accorgersi della frase sono stati i redattori del settimanale Tempo che, fiutata l'importanza della notizia, l'hanno subito fatta rimbalzare in rete. A quel punto si è scatenato un tam tam mediatico che ha portato la Ronchetti a tentare un primo e disperato dietro front. Ieri mattina, ai primi commenti sdegnati, l'assessore ha provveduto a cancellare dal suo profilo la frase incriminata. Ma tanto sforzo non è bastato: opposizione, colleghi di giunta, sindaco e semplici cittadini avevano già fatto in tempo a notare la battuta. Qualcuno ha avuto anche la prontezza di salvare sul proprio computer la pagina e rilanciarla su blog e siti internet (come il forum Carpizeronove). Intanto, mentre il Pdl invocava già la revoca delle deleghe all'assessore, il sindaco Campedelli ha convocato Miria Ronchetti in Comune per un faccia a faccia. Un confronto serrato, dove il primo cittadino non ha potuto far altro che prendere atto della grave situazione creata dall'assessore e dell'imbarazzo in cui la giunta era sprofondata, con gli assessori cattolici che già si erano detti «profondamenti offesi» dalle parole della collega.

A quel punto alla titolare delle Politiche Sociali non è rimasto che imboccare la strada delle dimissioni, provando a salvare almeno la faccia. «Sono rammaricata per quanto apparso sulla mia pagina di Facebook - ha fatto sapere subito dopo il vertice a Palazzo Sacchetti attraverso uno scarno comunicato - Intendo chiarire che si è trattato di una spiacevole e infelice battuta dovuta al clima di tensione che si respira in questi giorni. Mi scuso con quanti si sono sentiti offesi e, in particolare, con tutte le donne e gli uomini che nella Chiesa ogni giorno si dedicano con sacrificio e passione al benessere della comunità. Rimetto il mio mandato nelle mani del sindaco per non mettere in difficoltà l'operato di una giunta che sta lavorando bene per la città».

Dimissioni che Campedelli si è riservato (ufficialmente) di valutare, mache in realtà sarebbero già state accolte. «Non esistono attenuanti per qualificare infelici esternazioni che ledono in modo profondo la sensibilità di milioni di persone - ha spiegato il sindaco - Da qui la mia ferma contrarietà nell'accettare battute del genere su temi così delicati, soprattutto se fatte da chi incarna ruoli istituzionali. Pur riconoscendo il lavoro prezioso svolto dall'assessore Ronchetti mi riservo di valutare nelle prossime ore le dimissioni dal mandato che l'assessore ha rimesso nelle miemani».

di Massimiliano Papasso
L'Informazione di Modena del 3/04/2010

mercoledì 31 marzo 2010

ARRIVEDERCI E GRAZIE

Nonostante durante l'ultima campagna elettorale di slogan bizzarri e ingegnosi se ne siano visti di tutti i colori, nessuno dei candidati a consigli regionali, assemblee comunali, o semplicemente riunioni di condominio sparsi in tutta Italia, ha avuto il coraggio, e la lealtà, di esporre il leit motiv più inflazionato tra i politici nostrani: quello del "se perdo me ne vado".
Eh già, perché la maggior parte dei trombati (elettoralmente parlando, s'intende) alle ultime elezioni, piuttosto che sedersi su un oscuro sgabello dell'opposizione e magari provare a formare un anemico governo ombra, ha preferito - o sta per farlo - riprendersi il suo legittimo posto al sole.
Prendete il ministro Brunetta. In autunno ha la felice idea di candidarsi a sindaco di Venezia. L'acqua alta però gli è stata fatale ed ecco arrivare puntuale la sconfitta. E adesso, che fare? Ci sta ancora pensando, ma difficile che l'incubo dei dipendenti statali sieda tra i banchi dell'opposizione lagunare. D'altronde il trono ministeriale è lì che l'aspetta, nonostante una delegittimazione popolare non indifferente.
Stesso discorso per un altro governatore mancato: Anna Maria Bernini, parlamentare Pdl e candidata per il centrodestra in Emilia Romagna, sfidante del (plurimo) presidente Vasco Errani. "Decidi tu" era il suo slogan dell'ultim'ora dopo il dirottamento verso il Comune di Bologna del primo candidato Giancarlo Mazzuca. In 844.915 ci hanno provato, scegliendo lei per cambiare tonalità alla rossa Emilia. Peccato che, subito dopo la sconfitta (52% a 36%), la bella avvocatessa abbia deciso (esercitando al contrario il suo spot elettorale) di rinunciare al posto in Consiglio regionale e tornare a occupare la più remunerativa sedia da parlamentare. Con l'effetto immediato di rimettere in gioco chi nel suo partito non era riuscito ad ottenere i voti necessari per un briciolo di elezione.
Come a dire: decidi tu. Poi ci pensiamo noi.

giovedì 18 febbraio 2010

L'AVATAR HARD DELL'ANTONELLINA


I
n principio fu il quiz su quella cosa che fa schiuma ma non è un sapone. Poi venne quell'irresistibile voglia di qualcosa di buono e il metodo più sicuro per tenere sempre all'insù una pianta di piselli. Come direbbe il riccioluto Cristicchi, meno male che c'è YouTube a ricordarci le fatiche catodiche di Antonella Clerici, la presentatrice meno presentabile del Festival di Sanremo. Chi è rimasto sorpreso, e anche un po' divertito, dall'ultima gaffe in salsa erotica della strabordante signora in rosso ("adesso io la do", riferendosi ovviamente alla pubblicità) dovrebbe riguardarsi le ultime fatiche della mole (nel senso chimico del termine) antonelliana. Una serie di improbabili siparietti dove regna sovrano quel doppio senso che in realtà altro non è che uno scontanto senso unico verso l'immaginario etorico nazional-popolare. Si va dalla borra e i piselli de "La prova del cuoco" (in coppia con il sempre verde Beppe Bigazzi, quello che ama talmente tanto i gatti che vorrebbe mangiarseli), al cane trasformato in membro maschile grazie a una improbabile assonanza. Insomma l'avatar della Clerici, più che verde e blu come l'hanno immaginata gli autori del Festival mentre intervistava la protagonista del film di James Cameron, sembra essere di un rosso acceso, quasi hard, pure troppo.

domenica 3 gennaio 2010

SOUNDGARDEN, IL GRUNGE RITORNA DOPO 13 ANNI

Dopo tredici lunghissimi anni torneranno a suonare nel giardino del suono. Adesso è ufficiale: i Soundgarden, storico gruppo grunge della Seattle tutta camicie di flanella e jeans alla varechina, tornano insieme. Ad annunciarlo il leader e cantante del gruppo, Chris Cornell, nella sua pagina di Twitter.
"L’interruzione durata 12 anni è finita, si torna a scuola. I Cavalieri della Tavola Soundonda tornano in pista": questo il messaggio che ridà linfa ai nostalgici della generazione X. On line e quasi pronto il nuovo sito. Iscrivendosi si può seguire passo dopo passo la rifondazione del gruppo che pare abbia già in mente un tour in giro per gli Usa.
La riunione dei Soundgarden arriva 13 anni dopo quell'aprile del 1997 quando, dopo la pubblicazione di una raccolta di "Best of", il gruppo annunciò lo scioglimento. Da allora Chris Cornell ha prima intrapreso una carriera da solista (con derive anche nella musica techno e improbabili sconfinamenti nella salsa&merengue) per poi creare un "supergruppo" con i reduci dei Rage Against the Machine, gli Audioslave. Più lineare invece la seconda vita del batterista Matt Cameron, ormai colonna fondamentale dei Pearl Jam.
Quella della band di Seattle è una delle tante reunion portate a termine negli ultimi tempi nella scena grunge made in Usa. Solo qualche mese fa un altro gruppo storico, gli Alice in Chains, aveva deciso di ritornare sui palchi anche se orfani del cantante, Layne Staley, deceduto per problemi legati all'uso e abuso di droga.
Forse il grunge non è ancora morto.