sabato 29 ottobre 2011

L'AEREO PIU' CALABRESE DEL MONDO

Magari avranno anche rivoluzionato il modo di viaggiare di molti ma davanti a tanta caparbietà hanno dovuto alzare bandiera bianca. L'emigrato calabrese batte il volo low cost tre a zero. Per rendersene conta basta fare un salto (si fa per dire) su qualsiasi volo di linea che quotidianamente collega l'aeroporto di Lamezia Terme con un centro dell'opulento Nord. Quei viaggiatori che una volta si potevano trovare negli scompartimenti dei treni a lunga e interminabile percorrenza (con il loro carico di aneddoti, cibarie e valigie stracolme) sembrano aver traslocato nelle cabine depressurizzate, complici i prezzi stracciati dei biglietti aerei e quelli stellari dei viaggi ferroviari. Il tutto non rinunciando affatto alle loro 'specialità'. E allora c'è la signora che prega l'intransigente hostess dall'accento anglosassone di non spostare troppo in là il borsone perché "c'è u' furmaggio buono dentro!", il viaggiatore solitario che tenta di occupare (inutilmente) tutta la fila del suo posto per "poter stendere i piedi" con poche parole e molti gesti, oppure la mamma con prole al seguito che non ne vuole proprio sapere di accomodarsi nel posto 16b visto che un parente è seduto al 24c: "Lo vedi? C'è mia sorella! C'è mia sorella!". E pazienza se la fila 24 è già occupata. La famiglia, si sa, viene prima di tutto.
Insomma, una volta per avventurarsi nel mondo dei pendolari 'made in Calabria' bisognava affrontare (carichi di pazienza e speranza) viaggi notturni sulle rotaie. Adesso basta un'ora comodamente adagiati sui sedili in pelle della classe economy. Ma la valgia resta sempre la stessa. Qualunquemente.

lunedì 10 ottobre 2011

LA SOLITUDINE DEI TORI TAURINI

Forse non la capiremo mai. Forse difficilmente avremo chiari gli elementi per comprenderla e giudicarla fino in fondo. Quel che è certo, però, è che la corrida non è quel che generalmente (e superficialmente) si pensa. Per esempio: uno entra nell'arena convinto di vedere una lotta solitaria tra un toro impaurito e un uomo travestito, e invece si ritrova ad assistere a una sfilata di cavalli, giullari e spadieri: tutti rigorosamente uniti in una psichedelica crociata contro il grosso animale.
Perché la corrida non è una lotta a due, sia chiaro. E' un giostra divisa in tre atti in cui comparse e comprimari sfiancano e tramortiscono la bestia cornuta prima a colpi di drappi colorati (per fargli perdere energia) e poi con uncini e arpioni (per far scorrere il sangue). Il tutto per spianare la strada all'illuminato (nel senso letterale del termine), quel principe torero che si ritroverà a sfiorare un animale sì, cieco di rabbia, ma soprattutto pieno zeppo di lacrime e dolore. Da quel momento in poi la lotta (se mai lo fosse stata) non potrà essere che impari. Provate voi a salvarvi dal vostro carnefice con due colpi di lancia conficcate nella schiena, sei pungnalate e le gambe spezzate da una corsa senza fine. Forse i retorici avevano proprio ragione. Non c'è espressione più vera del "setirsi solo come un toro nell'arena".