venerdì 25 novembre 2011

LEGA, UNA PURGA TUTTA EMILIANA

Tutti giù dal Carroccio. La Lega Nord a Modena sembra aver inaugurato una insolita stagione di 'purghe' di staliniana memoria tra espulsioni, declassamenti, sospensioni e scomuniche. Il tutto in vista dei congressi locali di marzo che, se in teoria avrebbero potuto e dovuto ridisegnare la mappa del potere leghista in città e in provincia, adesso corrono seriamente il rischio di essere relegati a una semplice rimpatriata tra fedelissimi, chiamati a sottoscrivere passivamente lo status quo dell'attuale dirigenza.

I CARTELLINI ROSSI. A dare l'impressione che a Modena la Lega sia poco disposta al confronto interno ci sono le tre espulsioni decise dal partito nel giro di pochi giorni e che hanno riguardato due consiglieri comunali a Modena, Walter Bianchini e Nicola Rossi, e l'ex segretario delle camicie verdi di Sassuolo Mauro Guandalini. Tutti e tre sono stati buttati giù dal Carroccio con l'accusa di aver attentato alla lesa maestà del partito: Rossi e Bianchini sfiduciando il loro capogruppo in Consiglio comunale, Stefano Barberini, (criticato per il suoi show in Consiglio comunale, come quando si presentò calzando degli sci) e Guandalini per le troppe e ingiustificate critiche al sindaco di Sassuolo Luca Caselli, che il Comune lo amministra proprio con la Lega in giunta.

IN PRINCIPIO FU MANFREDINI. Ma le tre espulsioni sono solo gli ultimi tasselli di un mosaico che i vertici della Lega a Modena stanno cercando di smontare ormai da tempo, e che ha portato nell'ultimo anno all'isolamento di forze e uomini che avevano fatto la storia del partito. In cima alla lista c'è proprio l'attuale consigliere regionale Mauro Manfredini, capace nel 2009 di raccogliere come candidato sindaco a Modena 11.327 voti (pari al 11,02% , quasi il triplo di quanto raccolto dalla Lega nel 2004), ma al quale fu chiesto di scegliere tra lo scranno dell'assemblea comunale e quello della Regione. Lui, non senza qualche mal di pancia, scelse Bologna lasciando via libera sotto la Ghirlandina ai giovani del partito che scalpitavano, ma di fatto da quel momento cominciò una lotta per il potere senza precedenti.

EPURATI E ALLONTANATI. A farne le spese, nel giro di qualche mese, furono proprio i fedelissimi di Manfredini e chi aveva osato mettere in discussione la leadership del partito. A Modena, dopo le dimissioni per 'incompatibilità' del consigliere Sandro Bellei, le espulsioni riguardarono Andrea Galli e Gigi Taddei (transfughi del Pdl subito dopo rimandati al mittente), mentre in provincia la scure leghista colpì i storici militanti Adriano Dal Fiume, Giorgio Barbieri e Gabriele Nizzi, tra espulsioni, scomuniche e sospensioni varie. Con il risultato che oggi in Consiglio comunale a Modena il gruppo della Lega Nord è formato da una sola persona (l'ovviamente capogruppo Stefano Barberini) contro i quattro vinti nelle elezioni del 2009, diventati sei dopo l'accoglienza (forse un po' frettolosa) dei delusi del Pdl.

I MILITANTI DI FANANO. Singolare poi il caso di Fanano, piccolo paese sull'Appennino modenese dove l'anno scorso 13 militanti locali furono improvvisamente declassati a semplici 'sostenitori', perdendo così di fatto il diritto di voto nei congressi. Soprattutto in quello che pochi giorni dopo avrebbe dovuto scegliere il segretario leghista della maxi-circoscrizione del Frignano. Poltrona che andò a Loredano Ballantini, padre di Stefania, quest'ultima responsabile organizzativa della segreteria nazionale Emilia e consigliere a Lama Mocogno, ma soprattutto compagna dell'attuale segretario provinciale della Lega Riad Ghelfi, vero deus ex machina del Carroccio a Modena.

LA LEADERSHIP BLINDATA. Lui, assieme a Stefano Bellei (segretario cittadino), dopo le ultime epurazioni sembrano viaggiare a vele spiegate verso i congressi di marzo che dovranno scegliere i nuovi segretari per i prossimi anni. Difficile non pensare a una loro riconferma visto anche il particolare meccanismo che regola il diritto di voto all'interno della Lega. Secondo lo statuto del Carroccio chi vuole iscriversi al partito non acquista direttamente il diritto di voto ma diventa un semplice sostenitore. Solo dopo un anno e se ha dimostrato particolare attaccamento alla camicia verde può fare richiesta di passare a militante. Richiesta che però deve essere vagliata e avallata dalla segreteria provinciale e da quella cittadina. Solo a quel punto il novello leghista potrà esprimere il proprio. Ma a quel punto quante possibilità ci sono che non appoggi i segretari che hanno deciso sul proprio passaggio a militante (o sul loro declassamento come successe a Fanano)? Poche, anzi pochissime se si guarda che a quattro mesi dai congressi a Modena non è emerso ancora nessun altro sfidante alla leadership di Ghelfi e Bellei. Facile prevedere, dunque, che loro sul Carroccio ci resteranno ancora per un po'.

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mercoledì 16 novembre 2011

UN COMMISSARIO PER IL VIMINALE

A Bologna l'avevano soprannominata «nonna lupo». Perché durante i suoi 15 mesi di governo da commissario prefettizio della città si era fatta sì amare per i suoi modi gentili e il suo aspetto rassicurante, quasi familiare, ma quando c'era stato da affrontare le spine del bilancio aveva tirato fuori le unghie sbattendo sul tavolo una ricetta lacrime e sangue con aumento delle rette degli asili, taglio degli stipendi dei dirigenti comunali e stangata su multe e parcheggi.

Anna Maria Cancellieri, il nuovo ministro dell'Interno, (la seconda a salire al Viminale dopo Rosa Russo Iervolino nel 1996) sembra avere nel Dna la «politica dei sacrifici» dettata dal premier Mario Monti. Sessantasette anni, romana, ha iniziato a frequentare gli ambienti che contano da giovanissima: dopo un'esperienza a 19 anni alla presidenza del Consiglio, nel '72 iniziò la sua carriera al ministero dell'Interno per poi, nel 1993, diventare prefetto. Da quel momento una lunga serie di incarichi in giro per l'Italia: da Parma a Catania, passando per Bergamo e Genova, Cancellieri ha vestito i panni della 'risanatrice', gestendo transizioni e vuoti politici. Il più importante - prima della recente nomina a commissario di Parma dopo l'addio forzato del sindaco Vignali - quello di Bologna dove la lady di ferro arrivò nel febbraio del 2010 con l'incarico di traghettare la città emiliana, travolta dallo scandalo di Flavio Delbono e dei suoi viaggi con l'ex fidanzata Cinzia Cracchi a spese della Regione, verso nuove elezioni.

Arrivata tra lo scetticismo generale (qualcuno la etichettò addirittura come «spia leghista» del ministro Maroni nella rossa Bologna) Cancellieri riuscì a conquistare la fiducia di una parte della città che, esaurito il suo mandato da commissario, tentò di trattenerla proponendole la candidatura a sindaco. Lei tentennò, si stupì di tanto amore (il movimento che la voleva a Palazzo d'Accursio tappezzò la città con 300 manifesti per convincerla a cedere alle avance) ma alla fine respinse la proposta indecente, facendo tirare un sospiro di sollievo a Pd e Pdl terrorizzati all'idea di doversi confrontare con un altro candidato civico dopo la fine dell'era Guazzaloca.

Ma nei suoi 15 mesi di governo sotto le Due Torri, il commissario (fan sfegatata dei gialli di Carlo Lucarelli, guarda caso emiliano-romagnolo) non ha raccolto solo elogi. Sindacati e rappresentanze sindacali di base l'hanno duramente criticata per i suoi tagli al welfare, l'introduzione di una retta d'iscrizione per la scuola dell'infanzia, gli aumenti dei ticket di sosta e della tariffa dei rifiuti. «Da qualche parte dovevamo pur prenderli questi soldi», disse lei, inaffondabile, presentando il bilancio da 532 milioni. «Dovevamo tagliare e per farlo abbiamo scontentato tutti, nessuno escluso». Anche sul fronte sicurezza la commissaria tentò di riportare l'ordine in una città sporca e occupata dal degrado portando avanti una personalissima battaglia contro i graffiti che monopolizzavano case e negozi del centro storico. Guerra che riuscì a vincere solo in parte visto che dei quasi 20 mila edifici rovinati dei graffiti la sua task force (l'aveva chiamata 'Pandora') ne riuscì a ripulire solo 400, denunciando 32 writer. Chissà se adesso, dal Viminale, riuscirà a cancellarne qualcuno in più.

Pubblicato su Lettera43