martedì 6 marzo 2012

FUNERAL PARTY

C'è stato qualcosa di più morboso della 'caccia al vedovo' durante il funerale di Lucio Dalla. Qualcosa di più fastidioso dell'outing a mezzo servizio di chi non c'è piu o di quel 'vedo/non vedo" di chi stava a pontificare sull'altare di San Petronio. E' stato tutto quel che succedeva ai lati della basilica, tra le navate e davanti agli ingressi secondari. Uomini, donne, credenti, miss credenti, anziani e bambini, tutti armati di macchina fotografica e un pizzico di voyeurismo religioso per accaparrarsi uno scatto della bara più osservata d'Italia o immortalare le lacrime e il viso tirato del vip di turno. Centinia di persone che facevano a spallate tra loro e con chi quella cerimonia doveva raccontarla (giornalisti, fotografi e cameraman) per guadagnarsi un posto in prima fila e cominciare il giocherellone dell'indovina chi piange.
"Mamma guarda c'è Eros!" ho sentito dire a un bambino di nemmeno dieci anni che cercava di infilare la testa tra una reflex e una telecamera sorretto, spinto e sponsorizzato da mamma, sorella, zia e parente non meglio identificato. "Mi fa passare? Devo fare una foto alla bara" mi ha detto un signorotto d'altri tempi spalleggiato dalla moglie (altrimenti comunemente detta 'amica e collaboratrice').
Per non parlare di quelli che in chiesa non ci sono nemmeno entrati e che della cerimonia, delle rondini di Alemenanno, dei suoi occhiali scuri e del suo pudore non hanno voluto sentire nemmeno una spiffero. Sono rimasti lì, asserragliati davanti all'ingresso di Piazza Galvani a fare la conta di chi passava, di chi non si è visto, dei capelli di quel tale, del cappello di quell'altro.
E allora, prima di interrogarsi sulla rilevanza pubblica della vita sessuale di una persona, di sputare sentenze sul cinismo dell'informazione, sull'istinto primordiale che spinge a guardare dal buco della serratura altrui, bisognerebbe domandarsi che senso ha portarsi a casa una foto di una bara in legno massiccio o annotare sul taccuino dei ricordi la lacrima di qualcuno che si professa famoso.

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