mercoledì 14 dicembre 2011

LA METAMORFOSI DEL GRILLO

Per non essere un partito ne sono successe davvero di tutti i colori. Forse Beppe Grillo un po' se lo aspettava, ma le sue 5 Stelle - il movimento di liste civiche presenti in molti consigli comunali e regionali sparsi in tutta Italia – ormai sono entrate a far parte legittimamente del sistema politico italiano, con tutto ciò che ne consegue, sia nel bene che nel male. Litigi, lotte per le poltrone, nascita di correnti interne e critiche dalla base sembrano aver contagiato anche le costellazione di liste civiche nate dal nulla e cresciute sul web sotto l'ala protettrice dell'ex comico genovese. Un particolare tutto sommato irrilevante se si guarda alle altre forze politiche italiane ma che forse diventa fondamentale per chi, tra i dogmi da rispettare, aveva proprio quello di non scivolare nella palude partitica.

I NUMERI. Che il Movimento 5 Stelle sia una realtà con cui tutti, prima o poi, dovranno confrontarsi lo dicono i numeri. Nel giro di tre anni le liste civiche, soprattutto grazie alla rete, hanno messo radici profonde sul territorio. Nel 2008 era stato eletto un solo consigliere comunale del Movimento in tutta Italia, a Treviso. Un anno dopo erano diventati 50. Oggi i 'grillini' siedono nelle assemblee cittadine (tra le tante) di Bologna, Torino, Trieste, Rimini e Savona. Alle Regionali del 2010 hanno raccolto la bellezza di 100mila voti e conquistato due seggi in Piemonte e altrettanti in Emilia Romagna. Per non parlare del recente exploit alle urne in Molise che ha provocato più di un mal di pancia al Pd di Bersani. Vittorie frutto del modo 'nuovo' di far politica, degli slogan anti-casta e della volontà di coinvolgimento diretto dei cittadini alle scelte più importanti per la comunità: dalla gestione di acqua e rifiuti, ai piani urbanistici, passando per mobilità sostenibile e stipendi dei dirigenti. Il tutto attraverso il meccanismo dei Meetup, forum e blog sparsi sul web ma anche riunioni e dibattiti old style.

LE PATATE BOLLENTI. Ma non ci sono solo successi nella storia del Movimento a 5 Stelle. Quella recente parla di un alto tasso di litigiosità all'interno delle liste civiche, forse anche dovuto (ed era questo uno dei pilastri fondanti del Movimento) all'assenza di regole certe per la partecipazione alle vita politica dei militanti, o come si amano definire, “libera associazione di cittadini”. La prima patata bollente fu quella che piombò sul movimento subito dopo il primo grande exploit alle urne: quello alle elezioni regionali nel 2010 con la conquista di due seggi in Emilia Romagna. Visto che il capolista Giovanni Favia risultò eletto sia nella circoscrizione di Bologna che in quella di Modena, si doveva fare una scelta su quale seggio liberare e così dare via libera a un altro 'grillino' da portare in Regione. Il Movimento però non scelse di premiare il secondo candidato più votato tra le due province (che sarebbe stata la modenese Sandra Poppi con 717 preferenze), ma convocò delle 'secondarie' per chiedere a 40 delegati provinciali di effettuare l'importante scelta. E alla fine a spuntarla fu il bolognese Andrea De Fransceschi nonostante le sole 367 preferenze raccolte alle urne. Una decisione che mandò su tutte le furie il consigliere comunale dei 'grillini' a Modena, Vittorio Ballestrazzi, che dopo un tam tam continuo su giornali, internet e in diverse tv locali ricevette una 'scomunica' direttamente da Beppe Grillo che gli ordinò di mollare il simbolo del partito.

LE POLTRONE DI ANCONA. Ma Modena non fu un caso isolato. Poco dopo toccò ad Ancona dove Renato Gallegati, candidato a sindaco nel 2009 per il Movimento, un anno dopo la sua elezione a consigliere comunale decise di abbandonare i grillini. Motivo? La decisione di Andrea Quattrini, al quale aveva ceduto il posto di consigliere comunale in un'ottica di alternanza decisa dal Movimento prima delle elezioni, di non schiodarsi più dal suo scranno di consigliere. Con il risultato che oggi nel capoluogo della Marche ci sono tre siti web che fanno riferimento ai grillini ma tutti da una posizione diversa: il forum Meetup (vicino si dice all'Idv), la Lista a 5 Stelle (dell'ex Gallegati) e il gruppo consiliare di Quattrini (unico riconosciuto da Grillo).

LA GUERRA IN PIEMONTE. Ma il caso più eclatante però resta quello in Piemonte dove alla già difficile e travagliata scelta del candidato a sindaco della città della Mole (poi caduta sul 36enne Vittorio Bertola e mal digerita da una parte del movimento, soprattutto quelli che fanno riferimento ai forum Meetup) si è aggiunta la spaccatura, forse insanabile, tra la delegazione dei grillini in Regione e quella che siede in Comune a Torino. Protagonisti dello scontro il consigliere regionale Davide Bono e proprio Bertola, accusato di aver detto sì a un incarico 'dirigenziale' a livello nazionale proposto direttamente da Beppe Grillo. Insomma una nomina piovuta dall'alto e senza un controllo diretto della base, peculiarità di quel sistema che proprio le 5 Stelle dicevano di voler combattere. Accuse che Bertola ha sempre rimandato al mittente, annunciando a più riprese le sue dimissioni, che almeno fino ad oggi però non sono mai state attuate.

L'OMBRA DEL PARTITO. Ma a scatenare parecchi malumori all'interno del Movimento è stata la scelta, operata direttamente da Grillo e dal suo guru della comunicazione Gianroberto Casaleggio, di affidare a quattro persone la progettazione e realizzazione di una 'sovrastruttura' per il coordinamento delle liste civice a 5 Stelle sparse in giro per l'Italia. Una scelta operata non attraverso il web e la rete, come magari qualcuno si poteva aspettare, ma durante una riunione di tutti gli eletti a Milano lo scorso 18 giugno. Summit sconosciuto a gran parte del movimento. Alla fine la scelta della premiata ditta Grillo&Casaleggio piombò su quelli che furono ribattezzati i 'Magnifici 4': Matteo Olivieri (Reggio Emilia) a cui venne affidato di coordinare i progetti delle varie liste, Davide Borrelli (Treviso) che si occuperà della presentazione delle liste, Vito Crini (Brescia) per i programmi e il torinese Vittorio Bertola per lo sviluppo della piattaforma internet, essendo lui un informatico. Incarichi che hanno fatto storcere il naso a molti (i carteggi sui forum tra i diretti interessati sono spesso senza peli sulla lingua) sia nella forma che nella sostanza. Anche perché c'è chi ha visto nella formazione di un coordinamento nazionale tra le liste a 5 Stelle, tra le frettolose smentite, la preparazione per la discesa in campo del Movimento alle prossime elezioni politiche e quindi la creazione di una sovrastruttura che tanto somiglia a quella di un partito vero e proprio. Che per chi ha sempre detto di non volerlo diventare diventa un problema non da poco. Forse è proprio vero: il potere logora chi non ce l'ha.

Pubblicato su Lettera43.it

1 commento:

  1. In una lettera inviata dall'avvocato Michelangelo Montefusco a Lettera43, Casaleggio smentisce categoricamente "quanto affermato dall'autore del pezzo laddove si sostiene che il mio assistito e il signor Giuseppe Grillo avrebbero «affidato a quattro persone la progettazione e la realizzazione di una 'sovrastruttura' per il coordinamento delle liste civiche a 5 Stelle sparse per l'Italia». Tale fantomatica sovrastruttura non esiste e i soggetti indicati non ricoprono ruoli del tipo descritto, almeno per quanto a conoscenza del dottor Casaleggio".

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